In memoria

Remo Bracchi: tra studio e sensibilità poetica

A un anno dalla scomparsa del prof. don Remo Bracchi, la sua eredità in una miscellanea di studi etimologici ed etnografici
  4 maggio 2020

Il 5 maggio 2020 ricorre il primo anniversario della scomparsa del prof. Remo Bracchi, salesiano, ordinario di Glottologia e Linguistica presso l’Università Pontificia Salesiana. Studioso apprezzato dalla comunità scientifica per le sue numerose ricerche etimologiche e dialettologiche, era molto amato dagli studenti per la sua amabilità e la sua disponibilità. Molti sono stati gli studenti che hanno elaborato le loro tesi sotto la sua guida, sapiente e paziente. I suoi colleghi e i confratelli salesiani ne ricordano il fine umorismo e la sapienza di un vero “patriarca” della Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche (FLCC) che ha servito con dedizione per oltre 40 anni.

Il suo erede, il dr. Marco Trizzino, sta curando per la LAS una miscellanea in suo onore, intitolata “ΑΙΝΙΓΜΑΤΟΣ ΑΝΟΙΓΜΑ. Il varco della Sfinge. Nuove etimologie nell'odierno orizzonte linguistico-etnografico. Miscellanea di studi etimologici ed etnografici in memoria di Remo Bracchi”.

 

Dr. Trizzino, come si è arrivati alla realizzazione della miscellanea?

Il progetto della miscellanea di studi offerti a don Remo Bracchi nasce qualche anno fa con lo scopo di celebrarne il 75° genetliaco (10 settembre 2018), in concomitanza con la conclusione della sua attività didattica protrattasi sino al giugno 2018.

Una serie d’impreviste e incresciose concause, non ultima l’imperizia del curatore, ha difatti rimandato più volte la pubblicazione del volume, nel frattempo trasformatosi inesorabilmente da gioiosa Festschrift (“pubblicazione celebrativa”) a ineluttabile Gedenkschrift (“pubblicazione commemorativa”).

Il titolo del volume, in gran parte suggerito dallo stesso Bracchi durante la fase embrionale del progetto editoriale - come peraltro facilmente desumibile dalla caratura poetica dell’icona mitologica - allude al celeberrimo episodio della Sfinge tebana, che assurge ad allegoria dell’enigma e dell’indovinello e del conseguente “strazio” fisico e interiore, come non di rado accade a chi si cimenta nella risoluzione o nello studio di nuove etimologie. In osservanza allo spirito arguto del dedicatario di questa miscellanea, e ricevendone da lui piena approvazione, abbiamo proposto una (pleonastica) traduzione greca del titolo che potesse efficacemente sintetizzare fascino e pericoli della ricerca etimologica: così, il ‘varco della Sfinge’ è prosopopeicamente ΑΙΝΙΓΜΑΤΟΣ ΑΝΟΙΓΜΑ, dove la fuorviante assonanza tra i due termini è tenue ammonimento contro le insidie delle facili etimologie.

 

Sono numerosi i contributi di studiosi, nazionali e internazionali, presenti nel libro. L’amore per lo studio unisce le persone?

Esatto, è considerevole il numero di contributori che hanno partecipato alla realizzazione della miscellanea di studi: professori e ricercatori universitari di atenei italiani ed europei; docenti salesiani e laici dell’UPS; dottorandi ed ex-allievi del Pontificium Institutum Altioris Latinitatis (o FLCC). Tutti amici e colleghi di don Remo, tra cui alcuni tra i numerosi studenti della nostra università che lo scelsero come relatore e guida nell’elaborazione delle proprie tesi di laurea. La prefazione è affidata a Wolfgang Schweickard, attuale direttore del prestigioso “Lessico etimologico italiano” ed erede del compianto Max Pfister, scomparso nell’ottobre 2017 e inizialmente coinvolto nel progetto della miscellanea, al quale aveva aderito con entusiasmo.

Per rispondere più direttamente alla domanda, in senso teorico ed etimologico non solo l’amore per lo studio unisce le persone, ma dev’essere uinculum humanitatis anche il ‘desiderio’ opposto, per dirla con san Giovanni Bosco: “studia di farti amare”. Non dimentichiamo che studium vale all’origine ‘desiderare ardentemente’, ‘avere passione’, quindi ‘applicarsi con zelo’.

Nel nostro caso, il trait d’union dell’opera in corso di stampa è proprio l’amore e la stima nei confronti di don Remo Bracchi di studiosi provenienti da ogni angolo d’Italia (da Trieste alla Sicilia), nonché dal Belgio, dalla Francia, dal Galles, dalla Germania e dalla Polonia.

 

Quali sono gli orizzonti linguistico-etnografici nel panorama attuale?

Secondo una felice definizione del summenzionato Max Pfister, Remo Bracchi fu “linguista-etnologo […] ma anche uno scrittore dotato di una forte sensibilità poetica”: studioso poliedrico, poliglotta, seppe far confluire i suoi molteplici interessi e le formidabili sfaccettature della sua personalità nelle sue ricerche etimologiche e dialettologiche e in un’affascinante e copiosa composizione poetica, sempre attento a cogliere ogni minima sfumatura di quell’esile e ancora poco esplorata intercapedine compresa tra la linguistica e l’etnografia. Tra i principali oggetti delle sue indagini ricorrono, infatti, i rapporti tra l’uomo, i suoi linguaggi e l’ambiente che lo circonda: per il dialettologo Bracchi non v’era studio dei dialetti - le “lingue ritrovate” - disgiunto dallo studio dell’uomo e dei suoi risvolti etnografici: la sua cultura, la sua storia, il suo territorio, elementi confluiti nei numerosi studi onomasiologici inerenti flora, fauna, credenze popolari, tabù linguistici, toponimi, gerghi. Sant’Isidoro di Siviglia ci ricorda che: Etymologia est origo uocabulorum, cum uis uerbi uel nominis per interpretationem colligitur e il lavoro di don Remo Bracchi, che ha sapientemente coniugato etimologia ed etnografia, ci dimostra che questo sterminato e affascinante àmbito di studi, se valicato con prudenza e umiltà, potrà farci approdare ai segreti più intimi e reconditi della natura umana.