Spiritualità

Il santo capace di parlare “cuore a cuore”

Il 24 gennaio si celebra la festa di San Francesco di Sales, scelto da don Bosco come modello di educatore
  22 gennaio 2021

Le Nazioni Unite hanno proclamato una Giornata internazionale dell'educazione fissandone la data al 24 gennaio. Per un fatto curioso – che potremmo chiamare provvidenziale – questa data coincide con la festa di san Francesco di Sales, scelto da Don Bosco come Patrono della sua opera educativa e quindi, in certo modo, Patrono anche dell’Università Pontificia che si chiama appunto “Salesiana”.

Si dedicò alla predicazione scegliendo sempre la via del dialogo. Uomo lungimirante, capace di andare controcorrente, accanto alla predizione e al dibattito teologico escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, fogli volanti pensati come mezzo di comunicazione per la diffusione del messaggio cristiano. È questo il motivo per cui Pio XI lo ha proclamato, nell’enciclica Rerum Omnium, Patrono dei giornalisti e di “tutti quei cattolici che, con la pubblicazione di giornali o di altri scritti illustrano, promuovono e difendono la cristiana dottrina”.

Come mai il grande educatore piemontese ha scelto un vescovo savoiardo nato nel secolo XVI come modello di educatore? Francesco aveva ricevuto una brillante formazione umanistica oltreché teologica e giuridica nella Savoia, a Parigi e a Padova. Come vescovo faceva il catechismo ai bambini, seguiva da vicino le piccole scuole e i collegi della sua diocesi e si manteneva in contatto con parecchi studenti dispersi nelle varie università europee, a Montpellier, Lovanio, Tolosa, Avignone, Roma. Si preoccupò inoltre tra i primi dell’“educazione al femminile”.

Quello che piaceva in modo speciale a don Bosco in Francesco di Sales era la sua capacità di relazionarsi con il prossimo, con i bambini, con i giovani, con le persone di ogni età e provenienza, la sua “dolcezza”, il saper parlare “cuore a cuore”. Nella sua famosa Filotea, scriveva: “Chi conquista il cuore dell’uomo conquista tutto l’uomo”.

Cos’era per lui l’educazione e qual era il suo obiettivo? La risposta si trova in un libro che sembra non abbia niente a che fare con questo tema: il suo Trattato dell’amor di Dio, considerato come suo capolavoro. Scrive: “L’educazione, la crescita e il mantenimento di un figlio non sono altro che un insieme di premure, aiuti, sostegni e simili azioni a lui necessari, attuati e continuati nei suoi confronti fino all’età in cui non ne ha più bisogno”.

Due rilievi colpiscono in questa definizione: da un lato, l’insistenza su un cumulo di cure richieste dall’educazione, dall’altro il suo termine, che coincide con il momento nel quale il soggetto arriva “all’età in cui non ne ha più bisogno”, in altri termini, quando raggiunge la propria autonomia. Si educa un soggetto affinché giunga ad agire con libertà e piena padronanza della propria esistenza.

Per questo l’istruzione – tema sottolineato anche nell’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani – è ritenuta molto importante. Lui stesso fu un modello di studente e di studioso fino alla fine della sua vita. Affermava perfino che “lo studio è l’ottavo sacramento”. Anche se questa solenne dichiarazione si rivolgeva precisamente ai pastori della Chiesa, possiamo allargare il concetto a tutti gli studenti e studiosi.

D’altra parte, per san Francesco di Sales, come per il suo discepolo don Bosco, il problema dell’educazione e della formazione riguarda l’uomo in tutte le sue dimensioni. Non bisogna dimenticare che nell’uomo, tutto è collegato, interdipendente e tutto è ordinato a finalità precise, anche e soprattutto trascendenti. In questo senso, l’umanesimo di Francesco di Sales è un umanesimo integrale, cioè, come dirà Jacques Maritain, un “umanesimo teocentrico, radicato là dove l’uomo ha le sue radici, umanesimo integrale, umanesimo dell’Incarnazione”. Il suo umanesimo è integrale perché tiene anche conto delle realtà naturali e temporali: la corporeità, l’affettività, la relazione con gli altri e con tutte le realtà di questo mondo.

Anche se l’umanesimo non è stato oggetto di un insegnamento specifico da parte di Francesco di Sales, tutto preso da preoccupazioni di ordine pastorale e spirituale, tuttavia, nei suoi scritti si trova una visione dell’uomo ricca di molteplici implicanze pedagogiche. Mettendoci alla sua scuola, ne ascoltiamo con grande profitto le lezioni sulla formazione integrale della persona umana nella sua dimensione sia individuale, sia sociale, ovvero nei suoi rapporti con gli altri, sia nella sua apertura alla trascendenza.

 Morand Wirth

Facoltà di Teologia