Vita universitaria

La scienza che abbatte le barriere

Intervista a Marica Branchesi, astrofisica del Gran Sasso Science Institute, che terrà la prolusione durante l’Inaugurazione del nuovo anno accademico
  14 ottobre 2020
  •  Come coniuga il suo essere donna, mamma e scienziata?

 Essere una scienziata non prescinde dal mio essere donna e mamma, due ruoli che sono parti integranti del mio lavoro. Prima della nascita dei miei figli ero spaventata dall’idea di gestire famiglia e impegni, e avevo il timore di dover rinunciare al mio lavoro. Il loro arrivo mi ha insegnato, invece, a dare il giusto peso agli eventi, ad apprezzare di più i momenti di valore e vivere con più leggerezza i momenti difficili sul lavoro. Diego e Damian sono arrivati esattamente negli stessi anni che hanno segnato le maggiori scoperte della mia carriera da scienziata e sono loro che mi hanno dato tutta l’energia per contribuire a tali scoperte. Sicuramente i risultati ottenuti parlano di loro e sono loro quanto miei. Non posso negare che sia più complicato gestire il tempo, ce ne vorrebbe di più per una mamma, donna e scienziata, o lavoratrice in generale. Ma la differenza la fa il modo in cui viene impiegato il tempo: io cerco di occuparlo più che posso con momenti di valore.

  •  Quando si parla di giovani si pensa alle loro criticità e disagi. Ci può raccontare come i giovani ricercatori con cui lei è a contatto si approcciano al mondo della scienza?

 Al Gran Sasso Science Institute ho la possibilità di lavorare con ricercatrici e ricercatori provenienti da tutto il mondo. Sono giovani pieni di entusiasmo, di voglia di conoscere ed esplorare, guidati dalla curiosità. Hanno molta paura del futuro e di sbagliare. Io racconto loro la mia vita mostrando che non è tanto diversa dalla loro: anche io continuo ad avere paure ma ho imparato che sbagliare, scegliere di cambiare, ricominciare è una grande ricchezza che ti permette di migliorare. Ciò che non si deve perdere mai è l’entusiasmo, la passione e la curiosità. Ottenere risultati non è semplice, ma bisogna sempre sognare e puntare a traguardi che sembrano impossibili. L’intenso lavoro e l’onestà ripagano sempre.

  •  Una scienziata in un’Università Pontificia. Cosa ne pensa?

 Sono estremamente felice dell’invito a contribuire all’inaugurazione dell’anno accademico di un’Università Pontificia. Un’opportunità di grande valore per parlare del mio lavoro, di come vivo la scienza, di come lo studio e la ricerca permettano di spingere i confini della conoscenza. Un’occasione importante per confrontarmi su valori comuni che guidano l’esplorazione dell’immensità dell’Universo e la ricerca spirituale.

  •  È possibile che scienze molto diverse, teologia, astronomia, filosofia e fisica, possano dialogare?

 Penso che il costruire barriere sia il più grande errore dell’uomo. Le diverse prospettive sono ciò che ci permette di capire appieno quello che siamo e cosa abbiamo intorno. Penso che la ricerca interiore, la voglia di esplorare e comprendere accomuna tutte queste discipline ed è da questo che si deve partire.  L’emozione e la passione con cui osservo le immagini dell’Universo cercando delle risposte sono certa che siano le stesse che guidano gli studi di filosofia e teologia. Le grandi scoperte dell’immensamente piccolo e dell’immensamente grande nella fisica e nell’astronomia sono oggi il frutto del lavoro di tanti scienziati di tutto il mondo che hanno cominciato ad abbattere barriere geografiche e culturali. I valori comuni che partono dal rispetto e dalla stima reciproca, la contaminazione, l’inclusione e il dialogo sono ciò che ci deve guidare.