In memoria

Don Bottasso: una vita di evangelizzazione

Un missionario che ha saputo costruire ponti tra la Chiesa e gli indigeni
  17 gennaio 2020

Ieri, 16 gennaio, nel corso di una eucarestia presieduta da don Guillermo Basañes, Consigliere per le Missioni della Congregazione salesiana, è stato ricordato don Juan Bottasso, antropologo, fondatore dell’Università Politecnica Salesiana di Quito, dell’Editrice Abya Yala e del suo Centro culturale, scomparso lo scorso 24 dicembre a Quito.

Nato a Peveragno (Piemonte) il 27 settembre 1936, don Bottasso ha frequentato la scuola dell’Istituto Salesiano di Valdocco, Torino. Nel 1952 entra nel Noviziato salesiano di Monte Oliveto, a Pinerolo, per poi proseguire gli studi a Foglizzo, dove frequenta liceo e filosofia. Tra il 1957 e il 1959 è a Chieri e Cuneo come insegnante. A meno di 25 anni chiede di partire per l’Ecuador dove studia teologia a Bogotá e, dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1963, viene inviato nelle missioni salesiane a Sucúa.

Don Bottasso ha vissuto, conosciuto e difeso gli indigeni Shuar, costruendo ponti tra la Chiesa e gli indigeni, e aprendo strade verso una nuova comprensione del significato della missione evangelizzatrice tra i popoli indigeni, anticipando una “Chiesa in uscita” con un “volto e un cuore indigeni”.

Il 14 novembre scorso è intervenuto al seminario di studio “La Missione della Chiesa nei sentieri della Riconciliazione”  che ha approfondito la vita e la missione della beata suor Maria Troncatti tra il popolo Shuar in Amazzonia. In quell’occasione don Bottasso ha ricordato gli anni vissuti in missione al fianco di suor Maria, dal 1963 al 1966, e ha sottolineato: “Il Sinodo sull’Amazzonia ci ha aiutato a riflettere sulla situazione di tante popolazioni e ci ha dato un’ottima opportunità per far conoscere ciò che facciamo come missionari, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, in Amazzonia dove abbiamo scritto e stiamo scrivendo pagine di storia importanti”.

Come teologo e antropologo, padre Bottasso è stato un pioniere nella formazione del movimento indigeno in Amazzonia nel 1964, sostenendo “una presenza missionaria rispettosa delle culture e solidale con le rivendicazioni territoriali degli indigeni, la lingua e l'educazione interculturale”, come affermano coloro che conoscevano la sua abilità e preparazione intellettuale.

Indubbiamente, il suo dinamismo illuminato nel mondo editoriale e accademico, ha aperto strade in difesa delle culture originarie del Paese.